La Morteane
1 Ottobre 2022 18:00
Produzion / Produzione
Arearea – Compagnia di danza contemporanea
In colaborazion cun / In collaborazione con
Comune di Casarsa
Di un test pierdût di / Da un testo perduto di
Pier Paolo Pasolini
Diret di / Diretto da
Massimo Somaglino
Cun / Con
Klaus Martini – il Fantat
I balarins / I danzatori
Valentina Saggin – il Diaul
Anna Savanelli – l’Agnul
Andrea Rizzo – Toni Pansa muart
I musiciscj / I musici
Mirko Cisilino – tromba / bassotuba / fisarmonica / canto
Giorgio Parisi – clarinetto / clarinetto basso / organetto
Laura Giavon – canto / trombone
‘Di teatro ho scritto una commedia in un atto, ‘La Morteana’ (il titolo è ricavato da un verso del Colloredo)…
Così scrive Pier Paolo Pasolini a Gianfranco D’Aronco da Versuta il 29 novembre del 1945. Pasolini ha ventitre anni, e sta vivendo quella straordinaria stagione friulana che si interromperà bruscamente solo quattro anni dopo, con la fuga verso Roma, ad aprire una nuova stagione della sua vita e della sua poetica.
‘La Morteana’ era destinata (così scrive ancora Pasolini nella stessa lettera a D’Aronco) ad essere recitata di lì a poco dalla piccola Compagnia dell’Academiuta, che lo stesso Pasolini dirigeva. Ma questo non avvenne mai, e di questo fallimento dell’impresa non si conoscono i motivi. Anzi, diversamente dal coevo ‘I Turcs tal Friul’, giunto fino a noi, della ‘Morteana’ non si è saputo più nulla, fino al fortunoso ritrovamento di una parte del copione, e precisamente della ‘Part dal Fantat’, sbucata dal cassetto di una scrivania molti anni dopo.
Il manoscritto ritrovato contiene soltanto le battute che avrebbero dovuto essere pronunciate da quello che si deduce essere il protagonista della commedia, circostanza che corrisponde all’abitudine di Pasolini, di consegnare a ciascun attore non il testo completo, ma solo la sua parte nell’opera da rappresentarsi.
La commedia, in toni scherzosi e lasciando spazio alla voce popolare, tratta quindi tematiche di una certa consistenza, quali lo scontro tra bene e male, argomenti morali, la necessità di guadagnarsi un posto in cielo già durante la vita evitando abusi ed eccessi, quali ad esempio quelli di una bella sbornia in sagra con gli amici. Il Fantat, giovane proletario facente parte della folta schiera di giovani ‘pasoliniani’ prima friulani e poi romani, esprime la voce del proletariato rurale degli anni della guerra, senza lavoro, con le tasche vuote, ma con una straordinaria esuberanza e una inarrestabile voglia di vivere la vita ed il divertimento povero e popolare della sagra paesana. Esaurito il sogno / incubo, alla fine decide di chiudere la notte con una bella dormita, rimandando l’analisi degli insegnamenti e gli eventuali cambiamenti di vita al risveglio dell’indomani.
Jentrade libare fin ch’al è puest! / Ingresso libero senza prenotazione!
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